Riapre la mostra “La via dell’Ambra. Reloading”
Il 3 febbraio 2021 riapre al pubblico la mostra “La Via dell’Ambra. Reloading”, inaugurata lo scorso 22 ottobre e rimasta in sospeso a causa del protrarsi dell’emergenza da Covid-19.
Il Palazzo del Pegaso (Vetrina Expo Comuni) di Firenze ospita l’esposizione di due artiste di origine lettone – Lolita Timofeeva e Valentinaki – residenti in Italia ormai da diversi anni.
Entrambe scorgono nell’antica rotta marittima che congiungeva il Mar Baltico al Mar Mediterraneo, nota come Via dell’Ambra, un’immagine che esprima in modo compiuto il proprio percorso biografico, artistico e umano. Le due artiste tracciano un cammino in cui memoria identitaria e coscienza collettiva si fondono a questioni di spiccata attualità come l’inquinamento o la recente emergenza sanitaria.
L’esposizione, patrocinata dal Consiglio regionale della Toscana e dall’Ambasciata della Lettonia in Italia, è a cura di Mattia Lapperier ed è organizzata dall’associazione Kengarags, in collaborazione con l’associazione lettone in Italia e Svizzera italiana ALISI. L’evento espositivo si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni di indipendenza della Repubblica di Lettonia e cade nel ventennale di gemellaggio tra Firenze e Riga, attuato nel 2000 proprio da Eugenio Giani, il Presidente della Regione Toscana che inaugurerà la mostra insieme al Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo alla presenza del Console Onorario della Lettonia a Firenze Nicolò Rositani.
Gemma irrequieta, del colore del sole, dalle tipiche striature dorate, l’ambra è in grado di custodire al suo interno ossigeno, microrganismi, piccole piante o insetti. In altre parole, racchiude in sé minuscoli frammenti di un mondo passato e ormai perduto. Proprio per tale prerogativa così singolare, per la quale è da sempre molto richiesta e apprezzata, possiamo considerare l’ambra stessa una metafora della preservazione della memoria sullo scorrere del tempo. È proprio un’acuta riflessione su tale specificità intrinseca a ispirare la recente attività di due artiste. Lolita Timofeeva e Valentinaki individuano nell’ambra il mezzo più efficace attraverso cui conservare un ricordo. L’una affronta la tematica dal punto di vista del retaggio identitario e dunque del passato, l’altra si interroga sulla delicata questione della salvaguardia dell’ambiente, manifestando così una certa apprensione per il nostro futuro. La Via dell’Ambra rappresenta dunque un anello di congiunzione tra passato e presente, tra vita privata e ricerca artistica, tra due mari opposti che Lolita Timofeeva e Valentinaki ricongiungono in uno.
L’ambra trattiene dentro sé il nostro retaggio culturale. Lo imprigiona per sempre e allo stesso tempo lo svela in virtù della sua trasparenza. Lo protegge dalle insidie del tempo, cristallizzandolo in un eterno presente. Lo proietta nel futuro sotto forma di un messaggio non sempre immediatamente comprensibile ma che spetta a noi codificare, comprendere e tramandare.
Orario di apertura
lunedì -venerdì
15.00-17.00
Ingresso gratuito
Informazioni
T. +39 338 8597309
T. +39 349 4101140
T. +39 392 1704048
kengarags@fastwebnet.it
Opus Alchymicum al Castel dell’Ovo a Napoli. 100 opere di Lolita Timofeeva per i 100 anni di indipendenza della Lettonia
di Elisabeth Thatcher
È una grande mostra personale di Lolita Timofeeva nella splendida cornice del Castel dell’Ovo a celebrare a Napoli i 100 anni di indipendenza della Repubblica di Lettonia. L’Ambasciatore lettone Artis Bertulis all’inaugurazione ha sottolineato come l’Italia fu una delle prime a riconoscere la sua autonomia nel 1921.
“Opus Alchymicum” dell’artista lettone crea i collegamenti tra Napoli e Riga attraverso la rielaborazione dei simboli alchemici. La ricerca di Lolita inizia a Napoli, quando visitando nel 2005 la Cappella Sansevero decide di avvicinarsi al pensiero ermetico di Raimondo di Sangro (Torremaggiore, 1710 – Napoli, 1771), settimo principe di Sansevero, inventore, alchimista e letterato, geniale ideatore del nobiliare mausoleo. Le origini di questa sua indagine però si trovano in Lettonia: l’architettura di Riga, città natale dell’artista, è ricca di simboli alchemici e forse proprio lì si cela il seme della sua curiosità intellettuale, da lì parte la ricerca, in origine inconscia e inconsapevole della Timofeeva che confida di essere stata affascinata sin dall’infanzia da quel linguaggio criptico.
Opus Alchymicum è un progetto espressivo che invita il pubblico ad esplorare le proprie inclinazioni mistiche – “Nosce te ipsum” (dal latino, “conosci te stesso”) – attraverso lo strumento dell’introspezione, rintracciando, in questa esplorazione, il senso più alto dell’alchimia e del complesso sistema che ne sottintende le logiche. L’obiettivo principale degli alchimisti – la trasformazione del piombo in oro – ha un significato paradigmatico, evocativo, giacché allude alla capacità di convertire il male in bene, il negativo in positivo, l’ombra in luce, così che l’uomo possa scoprire la propria natura, il proprio dio interiore, e conoscere se stesso, appunto.
A tal proposito, Lolita Timofeeva dichiara: “Il termine Opus Alchymicum fa riferimento al lavoro svolto dagli alchimisti medievali, i precursori della chimica moderna, relativo allo scopo definitivo della loro ricerca, il cui fine era quello di produrre “l’oro della illuminazione mistica”, ovvero ciò che li stimolava ad approfondire lo studio dell’arte”.
“Solve et Coagula” Formula alchemica per eccellenza, mezzo che gli alchimisti usavano per evolvere e rigenerare se stessi. Solve: rottura degli elementi, dissolvenza delle forzature, degli stati negativi del corpo e della mente per giungere mediante la ripetizione dell’operazione alla Pietra Filosofale. Coagula: coagulazione degli elementi dispersi nel tutto nella fase “solve”, la nuova sintesi degli elementi.
Questo processo si potrebbe applicare alla tormentata storia della Lettonia che come Araba Fenice muore e dalle sue stesse ceneri rinasce. Dal XIII secolo al XX secolo, la storia della Lettonia è contraddistinta da lunghi periodi di dominazione straniera e da continue lotte per l’indipendenza.
La mostra porta per la prima volta nella città partenopea circa 100 opere tra dipinti, disegni, sculture, installazioni e un film corto. Colori vivi, atmosfere cupe e personaggi suggestivi delineano ogni opera dell’esposizione. Tempo e spazio si legano, sospesi nel silenzio, trasportando lo spettatore in una dimensione surrealistica. Nelle sue opere – attraverso le quali l’artista crea un percorso, coinvolgendo il pubblico in una performance scrittoria – la Timofeeva assume di volta in volta le sembianze di una solenne sacerdotessa, dispensatrice di linfa vitale e ricercatrice dell’assoluto.
In concomitanza della mostra, inoltre, due eventi permetteranno di calarsi nella dimensione onirica propria di Lolita Timofeeva: presso la Casina Pompeiana della Villa Comunale il 18 novembre (ore 17.30) si terrà la conferenza “Arte visiva tra esoterismo e simbolismo. Il movimento dell’anima da Lascaux a Timofeeva” col museologo e storico dell’arte Maurizio Vanni e il professor Claudio Spinelli, alla presenza del Console Onorario della Lettonia a Napoli Roberto Berni Canani; il 2 dicembre (ore 17.30), invece, ci sarà la presentazione di Agnese Palumbo del libro Schischok, scritto dal collettivo Joana Karda (del quale fanno parte la stessa artista e le autrici Claudia Mitri e Vanessa Piccoli).
Breve storia della Lettonia.
Stretto tra Russia, Germania e Svezia il Paese ha avuto una strada lunga e difficile verso la libertà. I primi dominatori di questa terra furono gli Svedesi a metà del XVI secolo cui seguì la lunga dominazione russa iniziata nel 1710 e protratta fino alla prima indipendenza nel 1918 (il 18 novembre). Durante la Prima guerra mondiale, invece, la Lettonia fu occupata dalla Germania.
Negli anni ’20-’30 la Lettonia diviene un moderno Stato occidentale contraddistinto da libertà democratiche, tra cui il diritto di voto alle donne dal 1905, un’economia sviluppata e un livello di istruzione tra i più alti d’Europa.
Durante il secondo conflitto mondiale, la Lettonia è occupata dall’URSS e nel mese di luglio 1941 le truppe naziste entrano a Riga. Nel 1944, quasi al termine della guerra, la Germania si ritira e i Sovietici mantengono il controllo sul territorio lettone. Durante il periodo sovietico, il popolo lettone è riuscito orgogliosamente a conservare una propria identità linguistica e culturale.
Il 21 agosto del 1991, durante il colpo di stato a Mosca, la Lettonia finalmente dichiara restaurata la Repubblica indipendente e l’Italia, insieme alla Comunità Europea, riconosce di nuovo l’indipendenza della Lettonia e degli altri Paesi baltici.
La Lettonia può vantare grandi talenti di fama internazionale: Sergej Ėjzenštejn – illuminato regista de “La corazzata Potëmkin”, il ballerino Michail Baryšnikov , il pittore Mark Rothko,il violinista e direttore d’orchestra Gidon Kremer. Sono tanti i pittori lettoni che hanno trovato l’ispirazione proprio in Italia, tra i quali Ludolfs Liberts, Eduards Kalniņš, Niklāvs Strunke.
Dal 27 Ottobre 2017 al 02 Dicembre 2017
Castel dell’Ovo
Via Eldorado, 3, 80132 Napoli NA
Orario apertura
Dal lunedì al sabato 9.00 – 18.00
Domenica e festivi 9.00 – 13.30
Informazioni e prenotazioni
- +39 349 050 9273
- +39 327 597 8850
kengarags@fastwebnet.it
Lolita Timofeeva per l’undicesima GIORNATA DEL CONTEMPORANEO
Il 10 di ottobre 2015 nell’ambito della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI (associazione dei musei d’arte contemporanea), l’artista lettone Lolita Timofeeva aprirà le porte del suo studio. Potrete vedere in anteprima “La Commedia di Dante attraverso i simboli”, mostra realizzata per i festeggiamenti della ricorrenza del 750° anniversario della nascita del sommo poeta. In seguito, il progetto sarà presentato a Mosca nella Biblioteca Statale della Letteratura straniera.
LT STUDIO
via Giacinta Pezzana, 11
40127 Bologna
10 ottobre 2015; dalle 17.00 alle 22.00
Informazioni: info@lolitatimofeeva.it
Tel, Fax. 051-18899815
Nuova pagina sito di Lolita Timofeeva. Biennale di Venezia 1997
Nel 1997 la Lettonia ha partecipato per la prima volta alla Biennale do Venezia come paese indipendente. A rappresentarla è stata l’artista lettone Lolita Timofeeva con una mostra personale. Collegamento per il testo integrale di JANUS pubblicato nel catalogo.
“Gioie di Lò” by Lolita Timofeeva, minisculture di osso e oro da indossare
Lolita Timofeeva, artista lettone, stabilitasi da anni a Bologna, ha lanciato una sua linea di gioielli – “Gioie di Lò”. Usando materiali innovativi in quanto arcaici e quasi non considerati, guidata dalla visione trascendente della creatività, ha realizzato vere e proprie sculture in miniatura di un’originalità assoluta.
La abbiamo intervistata nel suo studio, a Bologna.
Alberto Parisi. – Dunque, cara Lolita, questo è un esordio o qualcosa che deriva da esperienze precedenti?
Lolita Timofeeva. No, questo non è un debutto. In passato ho già disegnato gioielli, che sono stati poi realizzati da orafi vicentini e presentati dalla mia gallerista olandese. La differenza è che questi gioielli ora li eseguo io, personalmente.
A.P. – Quindi si è cimentata anche nell’arte orafa?
L.T. No, no! L’oro, nel mio caso, è usato come rifinitura finale. Lavoro con osso che, dopo trattamenti appropriati, alla fine ricopro con foglia d’oro zecchino 24 carati, con la tecnica che si usava per le antiche icone russe. Si tratta di piccole sculture, impreziosite con oro. Ogni esemplare è unico, le forme possono essere simili ma mai uguali.
A.P. – Perché l’osso? Come è nata l’idea?
L.T. Perché in questo periodo sto lavorando a un progetto, per il quale realizzo sculture e installazioni con le radici degli alberi e osso. Così, manipolando questi materiali e osservando la loro intrinseca bellezza, mi è sorta l’idea di trasferire le mie creazioni in una scala minore, anzi minima, per produrre qualche gioiello per me stessa. I materiali sono leggeri rispetto ad ogni altro usato in oreficeria, quindi si possono creare volumi abbastanza importanti anche per gli orecchini senza soffrirne il peso. Per nobilitare la materia l’ho ricoperta d’oro, ho aggiunto alcune pietre naturali ben tagliate, montandole con dettagli in argento e ho iniziato a indossare questi gioielli. Mi sono resa conto che queste creazioni non passavano inosservate. Un giorno li ha notati una mia amica che ha un piccolo negozio, “Angelique”, in via Orefici a Bologna ed ha insistito per averne. Così ho ricevuto lo stimolo per creare una vera e propria prima collezione ragionata.
A.P. – Fin dall’antichità gli uomini hanno avuto il desiderio di adornarsi e i primi gioielli venivano realizzati proprio in osso oppure in legno, corno e avorio. Quindi è un ritorno alle origini primordiali?
L.T. – Esatto. Sembra che l’uomo primitivo abbia pensato di adornarsi prima ancora di vestirsi. La storia della gioielleria risale a ventimila anni prima della nascita di Cristo. Nell’antichità l’osso si riteneva materiale apotropaico (dal greco αποτρέπειν, apotrépein = “allontanare”), in quanto rappresentava ciò che “sopravviveva” alla morte fisica, quindi con potere di scongiurare, allontanare o annullare influssi maligni. Le ossa di alcuni mammiferi erano levigate, lavorate e utilizzate per collane-amuleto. Erano ritenute dotate di qualità magiche e divinatorie. A parte il loro potere esorcizzante, mi affascina l’idea di trasmutare la morte in vita, la fine in oro, di compiere un rituale nel quale, dopo la morte, c’è la rinascita.
4 Московская биеннале современного искусства. Выставка Лолиты Тимофеевой “Opus alchymicum” в проекте “Behind the mirror”
23 сентября 2011 года в 15:00 в Белом зале Библиотеки иностранной литературы в рамках 4 Московской биеннале современного искусства открылась выставка Лолиты Тимофеевой “Opus alchymicum”.
Лолита Тимофеева родилась в Риге (Латвия). С 1991 года живёт в Италии. С 1993 года участвовала в многочисленных персональных и коллективных выставках. В 1997 году она представляла Латвию с персональной выставкой в рамках XLVII Биеннале в Венеции. Работы художника находятся в музеях и частных коллекциях по всему миру.
Художник Лолита Тимофеева упряма и верна духовным ценностям. Чувства и страсти, которые сталкиваются друг с другом в её работах, ранят и сами ранимы. Художник исследует метафизическое измерение мира, её поэзия относится к сфере символов и архетипов, её исследования переплетаются с изучением текстов аналитической психологии и
философии.
По случаю участия Лолиты Тимофеевой в четвертой Московской Биеннале современного искусства издательством Аллеманди (Италия) выпущенная книга, которая воспроизводит 29 её картин, 47 работ на бумаге и одну инсталляцию. Проект сопровождается эссе профессора Артуро Шварца, который делает следующее заключение: «Среди всех художников, которых я знал, никто, кроме Марселя Дюшана, чьё творчество отличается менее рациональным характером, не создавал настолько сложное, органичное, целостное произведение, как и Лолита Тимофеева».
«Когда я работаю, то стремлюсь отстраниться от современной культуры, стараюсь найти иной поэтический язык, как можно более абстрактный и отдаленный от реальности. Работы, вошедшие в этот проект, лежат вне конкретного культурно-исторического контекста и стремятся к универсализации и обобщенности смыслов. Я интерпретирую реальность посредством использования аналогий и сопряжения ассоциаций. В момент сближения между факторами, принадлежащими противоположным смысловым измерениям, которые в нормальной ситуации никогда бы не оказались сопряжены, передо мной возникают сложные, двойственные и темные образы, лишенные логического смысла и почти недоступные для понимания, однако они меня захватывают, становясь вскоре «открытыми образами». Человеческий разум – огромный резервуар, наполненный воспоминаниями и ощущениями, непостижимое вместилище индивидуального бессознательного и исторической памяти. Каждый из нас наделен способностями для свободной интерпретации образов посредством личной символики. Зритель имеет возможность наполнить каждый образ собственным содержанием, но в любом случае всегда придет к тому же значению. По той самой причине, что я исследую мир архетипов, то есть коллективную память, нечто всеми узнаваемое на подсознательном и генетическом уровне, независимо от происхождения и культуры. В любом случае всякий раз это будет индивидуальный, хотя и разделенный с другими опыт». (Лолита Тимофеева)
Выставка продлится до 16 октября 2011г.
Тел. для справок:
(495) 915-35-17 (Выставочный центр Библиотеки иностранной литературы)
Адрес: Николоямская ул., д.1; ст.м. «Таганская», «Китай-город», тролл. № 63, 16, 45
“Behind the mirror” – progetto Speciale alla IV Biennale di Mosca. Dietro lo specchio con una performance.
di Anna Zubova (Mosca)
Il 23 settembre 2011 alle ore 15.00 è stato inaugurato Progetto Speciale della Biennale di Mosca “Behind the mirror”.
Maurizio Vanni, giovane curatore italiano – artefice del progetto coinvolge tre artisti: Francesco Attolini, Christian Balzano e Lolita Timofeeva. In una sede strategicamente vincente sia per la posizione (20 minuti a piedi dal Cremlino), sia per le frequentazioni: un luogo aulico, contenitore del sapere, quotidianamente frequentato da migliaia di persone in dimestichezza con la cultura.
La mostra è stata allestita in tre sale con tre progetti personali, uniti da un filo conduttore: lo specchio. “Stare dietro lo specchio – spiega il curatore – significa andare oltre l’apparenza delle cose, non accontentarsi della superficie della realtà e cercare di non fidarsi di una semplice immagine riflessa. I Self-portraits di Francesco Attolini (video e foto) non sono altro che il riflesso della propria interiorità attraverso altre persone. Riscoprire la propria esistenza significa riscrivere nuove identità, strutturare nuovi volti, scoprire inedite geografie fisionomiche esaltando le diversità di razza, di pensiero, di professione, di specie, di carattere e di spirito. Christian Balzano (installazione site-specific e struttura segnico-cromatica) è consapevole che lo specchio offre un’immagine rovesciata della realtà e che solamente attraverso la mente e l’istinto primordiale possiamo innescare un vero e proprio processo di conoscenza in grado di farci orientare nel labirinto della nostra esistenza. Per Lolita Timofeeva (dipinti, disegni e installazione) la questione della verità delle cose è qualcosa che implica il completo coinvolgimento del nostro intelletto, partendo dal presupposto che l’alchimia non si propone di risolvere un problema chimico, ma spirituale. Tutto è legato alla nostra mente e dipende dagli emisferi del nostro cervello.”
L’inaugurazione è stata animata da una fresca e coinvolgente performance, protagonisti – tutti e tre artisti, ma anche gli spettatori, costretti a vedere il proprio riflesso nello specchio e spostarsi in una processione solenne in mezzo alle sale di lettura e corridoi interminabili della biblioteca.
Numerosi sono stati gli ospiti, tra i quali: Direttore generale della Biennale Andrej Martinov, adetto alla cultura dell’Ambasciata italiana Maria Sica, Direttore del ICI Adriano Dell’Asta, rappresentante dell’Ambasciata lettone Maija Bisofa.
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