SetUp 2017 a Bologna. Viaggio nel Paese delle Meraviglie alla scoperta dell’ arte contemporanea
di Kengarags
SetUp ci accoglie con l’odore pungente di birra e di porchetta. Sono queste le prelibatezze proposte all’ingresso della stazione dove si svolge la manifestazione artistica.
Per chi non lo sapesse: SetUp Artfair Contemporary è allestita al primo piano dell’Autostazione di Bologna, nel labirinto degli ex uffici. L’edificio è stato costruito negli anni sessanta e porta tanti segni del “fascino del tempo”.
Scherzando con gli espositori abbiamo individuato diversi particolari di degrado, degni di essere esposti come vere e proprie opere d’arte: dalle infiltrazioni pittoriche sul soffitto alle grosse corde che sostengono un muro verde in compensato.
Ma lasciamo stare l’inospitalità del contenitore e passiamo al contenuto – fresco, vivace e gioviale.
La crescita di questa manifestazione, nata cinque anni fa, è evidente: i prezzi contenuti rispetto ad Arte Fiera incoraggiano sia la partecipazione delle gallerie, sia il collezionismo. In questa edizione SetUp può vantare un notevole salto di qualità e anche l’incremento delle presenze straniere – sono raddoppiate rispetto all’anno scorso. L’attenzione particolare per l’arte giovane è il segno di lungimiranza degli organizzatori che hanno scelto di investire nel futuro e contemporaneamente caratterizzarsi con un format speciale.
Appena entrati ci imbattiamo in un gigantesco Kalashnikov rivestito con innocenti sorpresine colorate in plastica (opera di Fabrizio Fontana). L’atmosfera è rallegrata dalle voci dei bambini. Per i piccoli visitatori è stato creato uno spazio speciale, dove si svolgono divertenti laboratori dedicati all’equilibrio, il tema guida di quest’anno di SetUp.
Ci muoviamo con cautela tra gli stand striminziti cercando di non urtare le opere esposte. L’equilibrio è importante. Proseguiamo come nel Paese delle Meraviglie. L’installazione di Hannes Egger ci trascina in una visita immaginaria all’ Ermitage di San Pietroburgo. La voce recitante attraverso gli auricolari coinvolge la nostra fantasia e ci costringe ad immaginare anche le opere che non conosciamo o non ricordiamo.
I galleristi e gli artisti sono molto friendly e ci accompagnano con spontaneità nel nostro percorso. Impalpabili composizioni di carta ritagliata, opere di Elisa Mearelli, ci fanno fluttuare nel mondo della leggerezza.
Vincenzo Paonessa risveglia il nostro inquietante legame con la natura primordiale
Flavia Bucci trasforma la quotidianità in un rituale. Ci tratteniamo a curiosare tra le immagini, a prima vista insignificanti, ordinate in una composizione che svela i segreti inconfessati di una persona.
Un effetto simile provoca anche l’opera di Mohamed Larbi Rahali. L’artista presenta il suo racconto personale disegnando all’interno delle scatole vuote dei fiammiferi.
Fuliggine, carta, plastica, ceramica, corda – sono alcuni dei mezzi usati dagli artisti per esprimersi. La sperimentazione qui è di casa. Nuno Gil eleva il ruolo della semplice graffetta: la fa diventare un elemento che crea il ritmo nelle sue opere.
Giulia Manfredi conduce la sua ricerca intrappolando nella resina i frammenti della natura, aprendosi alla riflessione sulla vita e la morte.
Nello stand della ART and ARS gallery troviamo l’essenza dell’ equilibrio: sia nell’ allestimento, sia nelle opere.
Arte di Stefano Gioda fa godere la vista e stimola la mente: unisce l’eccellente tecnica all’invenzione. Delle sue creature fantastiche si potrebbe dire che sono mostruosamente raffinate.
Il teatrino di José Luis Serzo presenta uno spettacolo onirico che vogliamo approfondire. Sono tanti gli artisti che suscitano la nostra curiosità. Alcuni li abbiamo visti già nelle edizioni precedenti, altri li abbiamo conosciuti ora.
Ci avviamo verso l’uscita, ma ecco che una fotografia di Jorge Fuemuena cattura la nostra attenzione: raffigura una casa-groviglio. Riflettiamo sul parallelo con le atmosfere di desolazione e degrado nei dipinti di Jonas Burgert (attualmente esposti al MAMBO) e con le installazioni di Peter Buggenhout che comunicano la distruzione (al Palazzo de’ Toschi). Sono le opere che rispecchiano il mondo in cui viviamo, la confusione che ci minaccia. Ma siamo fiduciosi e ci diciamo: “La bellezza salverà il mondo”, citando Dostoevskij.
E’ finita la nostra visita nel Paese delle Meraviglie, siamo stati dentro tre ore circa. Il venditore di porchetta nell’atrio si mette in posa per una foto. “Sono vegetariano” ci confessa.
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